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Donatori di sangue e plasma al tempo del coronavirus

di Danila Bassetti*

Il ruolo fondamentale dei donatori di sangue e delle loro associazioni si conferma anche in questi giorni di pandemia COVID-19, non solo in quanto fonte degli emocomponenti, insostituibili presidi sanitari, ma anche come matrice di possibilità terapeutica specifica derivante dalla somministrazione di plasma iperimmune. Come già espresso nel precedente articolo comparso nel numero 1-2/2019 di Rene & Salute, il plasma è la componente liquida del sangue attraverso cui piastrine, globuli rossi e globuli bianchi vengono trasportati in tutto il corpo. Separando dal sangue intero queste tre componenti, si ottiene un liquido giallo costituito in prevalenza da acqua e da altre sostanze, tra cui le proteine.

Il plasma può essere ottenuto nel processo di raccolta dal donatore sia tramite separazione del sangue intero sia tramite procedure di aferesi produttiva. Esso costituisce la materia prima per la produzione, attraverso processi di separazione e frazionamento industriale, di medicinali plasmaderivati, alcuni dei quali rappresentano veri e propri farmaci “salva-vita”.

Intervista al presidente della società italiana di nefrologia

a cura di Diana Zarantonello

Intervistiamo il dottor Giuliano Brunori, Presidente SIN, nonché Primario del Reparto di Nefrologia e Dialisi dell’Ospedale S. Chiara di Trento.

Buongiorno Primario, com’è cambiata l’organizzazione del Reparto e della dialisi da quando è insorta l’emergenza Covid-19?

È cambiata radicalmente. Fin dall’inizio i dati che provenivano soprattutto dalla Lombardia, investita prima di noi da questo Tsunami, ci hanno fatto capire che eravamo di fronte a un problema estremamente importante, soprattutto per i pazienti in emodialisi che sono stati pertanto i primi a essere interessati da provvedimenti organizzativi volti a evitare la diffusione del contagio. Pertanto per prima cosa abbiamo diffuso ai pazienti emodializzati una lettera nella quale erano invitati a segnalare, mediante contatto telefonico con il nefrologo, l’eventuale insorgenza di sintomi sospetti (come febbre, tosse, mancanza di respiro). Questo per evitare che un paziente con tali sintomi prendesse il mezzo di trasporto (spesso condiviso con altri pazienti) e arrivasse nel centro dialisi, facilitando la trasmissione dell’infezione.

Rene&Salute | Aprile 2020 | Anno XXXV n. 1/2

Rene & Salute 2020.1-2

Cari lettori, associati, amici,

Innanzitutto spero che stiate tutti bene in questo momento così difficile, in cui pare che tutto si sia fermato.
Noi della redazione di Rene&Salute abbiamo deciso di non fermarci, facendo uscire la rivista pur se tra mille difficoltà, con l’obiettivo, ci auguriamo, di interessarvi e accompagnarvi con piacevoli letture. Abbiamo concepito questo numero strutturandolo in tre parti. La prima è dedicata all’emergenza Coronavirus, che non potevano evitare di trattare, ed è composta da articoli e interviste che danno voce al personale sanitario che si trova ad affrontare quotidianamente questa situazione: in ospedale, sul territorio, in dialisi. Anche il Presidente della Società Italiana di Nefrologia, il Dottor Brunori, ci ha concesso un’interessante intervista, nella quale ci offre spunti di riflessione nazionali e internazionali.