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Long-Covid: l’esperienza dell’ambulatorio di Trieste

Dopo l’infezione Covid-19 otto pazienti su dieci non riacquistano il completo benessere

di Romina Valentinotti*

I dati sinora emersi da svariati studi suggeriscono che le sequele dell’infezione da SARS-CoV-2 e della patologia Covid-19 potrebbero variare nella presentazione ed estendersi oltre il tipico periodo di recupero post virale. Alcuni pazienti sperimentano gravi complicazioni durante la fase acuta della malattia, che interessano la funzione polmonare, cardiovascolare, epatica, renale, cognitiva e neurologica. I guariti riferiscono una serie di sintomi persistenti che influiscono negativamente sul benessere fisico, mentale e sociale. Alcune di queste complicanze sembrerebbero verificarsi indipendentemente dalla gravità della forma acuta dell’infezione.

La maggior parte degli studi pubblicati per SARS-Cov-2 finora sono stati di dimensioni ridotte e principalmente incentrati sulle sequele cliniche in pazienti ricoverati in ospedale per Covid-19.

Poco si conosce quindi riguardo l’incidenza di sequele cliniche causate dall’infezione dopo la fase acuta della malattia, tra gli adulti considerati a minor rischio di Covid-19 grave e non ricoverati. Una recente metanalisi internazionale mostra che l’80% dei pazienti che contraggono l’infezione da SARS-CoV-2 sviluppano sintomi persistenti legati alla malattia. Il sintomo più frequente in questo studio è rappresentato dall’astenia, seguito dalla cefalea, difficoltà di concertazione, perdita di capelli e dispnea (Fig.1).

Fig. 1: Effetti a lungo termine dell’infezione da Covid-19. In questa recente metanalisi l’80% dei pazienti presenta almeno un sintomo persistente dopo la risoluzione dell’infezione acuta. Il sintomo più frequente è l’astenia [Lopez-Leon, S., Wegman-Ostrosky, T., Perelman, C. et al. (2021) “More than 50 long-term effects of COVID-19: A systematic review and meta-analysis“, Sci Rep 11, 16144].

L’ambulatorio post-Covid a Trieste nasce grazie alla lungimiranza dell’allora Direttrice del Dipartimento di Prevenzione dottoressa Maggiore, in risposta alla richiesta espressa dai pazienti che hanno superato l’infezione da SARS-CoV-2, con l’obiettivo di apportare dati alla ricerca scientifica sul tema del Long Covid soprattutto per quanto riguarda i pazienti non ricoverati. Tali dati sono in attesa di essere presentati al Congresso Nazionale della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) a fine novembre.

Nel mese di dicembre 2020 si è proceduto all’attivazione di un ambulatorio post Covid per le persone che dopo la fase acuta presentano sintomatologia persistente Covid-19 correlata. Tali persone ci venivano segnalate dagli operatori del contact tracing e dai medici della medicina del lavoro.
Considerando le esigenze dei pazienti e la letteratura disponibile, abbiamo studiato un percorso multidisciplinare con approfondimenti nei diversi ambiti specialistici includendo pneumologi, reumatologi, neurologi, cardiologi, fisiatri, psicologi, dermatologi, oculisti, otorinolaringoiatri, ai quali indirizzare, se necessario, il paziente dopo un’accurata visita infettivologica iniziale.

Prima di iniziare la visita i pazienti sono stati sottoposti ad un questionario riguardante la loro storia covid-19 correlata, test in ambito psicologico, neurologico e infine qualche domanda relativa all’adeguata presa in carico da medici di medicina generale (MMG) e Unità Speciali di Continuità Assistenziali (USCA) nella fase acuta. Dopo un’anamnesi approfondita è stato eseguito un esame obiettivo con test del cammino (si fa camminare il paziente e si valuta l’insorgenza di desaturazione) ed esame neurologico completo. Successivamente sono stati prescritti esami ematochimici, eventuali esami strumentali e visite specialistiche, concordate dopo colloquio telefonico in base ad agende create ad hoc. In molte occasioni la sola consulenza specialistica telefonica è risultata sufficiente a raccogliere le informazioni necessarie.

Abbiamo analizzato i dati raccolti da dicembre 2020 fino al 30 marzo 2021, per un totale di 247 pazienti non vaccinati (non era ancora disponibile per tali categorie il vaccino), non ospedalizzati; più della metà risultavano donne (65,2 %), l’età media era 48 anni (+/-13 anni). Il 78% dei pazienti arruolati riferiva di essersi sentito preso in carico da Sistema Sanitario durante la malattia, mentre il 22% riferiva di aver provato un senso di abbandono. In quest’ultima categoria vi erano alcune persone che affermavano di essersi rivolte ad associazioni di medici trovati sul web, in particolare su Facebook, di averli contattati telefonicamente e di essersi visti proposti protocolli terapeutici non raccomandati dalle linee guida (come l’utilizzo di Colchicina).

La terapia domiciliare seguita da questi pazienti (dato disponibile solo nel 25% dei pazienti considerati) risultava in linea con le allora vigenti indicazioni FADOI, solo nel 17,5% dei casi. L’inappropriatezza risultava soprattutto per l’utilizzo improprio di terapia corticosteroidea, terapia antibiotica e Colchicina.

Nel nostro campione il sintomo persistente più frequente lamentato dai pazienti era l’astenia. A seguire, i sintomi pneumologici con dispnea da sforzo e tosse e i sintomi neurologici con disturbi della memoria, cefalea e rallentamento motorio. Vi erano inoltre sintomi otorinolaringoiatrici, cardiologici, reumatologici, gastroenterologici, oculistici, dermatologici e infettivi.

Nella Figura 2 sono riportate le percentuali dei sintomi, suddivise per apparato e il tipo di sintomo manifestato per ogni categoria (i pazienti potevano presentare uno o più sintomi contemporaneamente).

Fig. 2: I vari sintomi Long Covid registrati dall’ambulatorio di Trieste.

La percentuale più alta di pazienti (87,4%) lamentava sintomi psichiatrici, soprattutto astenia (80%). Altri sintomi erano, in ordine di frequenza, la confusione mentale, l’insonnia, le distimie, l’ansia e la difficoltà di concentrazione.

I sintomi pneumologici erano presenti nel 78% dei casi: dispnea da sforzo come sintomo prevalente nel 67% dei casi, tosse nel 37% e dispnea a riposo nel 25%. Il 7% dei pazienti presentava valori di D-dimero aumentato (un prodotto di degradazione della fibrina riscontrabile nel sangue, che indica un’attivazione della cascata coagulativa) e in quasi metà di questi pazienti tale valore si associava a dispnea, mentre solo il 10% mostrava veri segni di microembolismo alla scintigrafia polmonare. Una piccola percentuale di pazienti, per il riscontro di alterazioni alla Spirometria (riduzione di DLCO), pur con D-dimero nella norma, mostrava presenza di micro-emboli alla scintigrafia.

I sintomi neurologici (uno o più sintomi contemporaneamente) sono risultati presenti nel 74%: più frequentemente cefalea (42%), seguita da disturbi della memoria (30%), rallentamento motorio (20%) e nevralgie (15%). Il 2% dei pazienti inoltre manifestavano esacerbazioni di note sindromi del tunnel carpale.

Nel 60% dei pazienti osservavamo sintomi otorinolaringoiatrici: le vertigini erano il sintomo maggiormente riferito (39%), seguito dall’ageusia (34%) dall’anosmia (11%) e infine dalla difficoltà a deglutire (9%) e ad alimentarsi (11%),

I sintomi reumatologici erano presenti nel 56% dei pazienti, con riscontro di mialgie, artralgie o rigidità articolare; in alcuni pazienti vi era anche riscontro di positività di test autoimmuni in precedenza non nota.

Vi erano sintomi cardiologici nel 53% dei pazienti: più frequenti le palpitazioni (36%) seguite dal dolore toracico (32%).

Sono stati inoltre riscontrati sintomi di natura gastroenterologica nel 32% (diarrea nel 17% dei casi, stipsi nel 15%), e sintomi oftalmologici nel 29% dei pazienti, rappresentati da congiuntiviti, eccessiva lacrimazione o diplopia.

Infine, il 15% dei pazienti presentava manifestazioni dermatologiche, costituite nel 9% dei casi da rush cutanei e nell’ 8% dei casi da porpora, febbricola persistente è presente nel 10% dei pazienti.

Rendering 3D dell’infezione da virus polmonare o polmonite virale da Coronavirus.

La maggior parte dei sintomi riscontrati si sono risolti nel tempo. I sintomi pneumologici con adeguati consigli terapeutici e fisioterapia hanno avuto, nella maggior parte dei casi, una risoluzione quasi completa. Le problematiche otorinolaringoiatriche, soprattutto per quanto riguarda l’anosmia, hanno richiesto molto tempo per risolversi e in alcuni pazienti tutt’ora persiste il disagio. Tali dati, che rappresentano solo una percentuale rispetto al numero dei pazienti valutati per Long Covid, sottolineano l’esigenza di potenziare il sistema territoriale, soprattutto per quanto riguarda il controllo della appropriatezza delle terapie ed il follow-up dei pazienti che hanno superato l’infezione, ma che presentano sintomi persistenti.

Inoltre appare importante rafforzare la trasmissione di corretta informazione ai pazienti riguardo le conseguenze anche a lungo termine dell’infezione da Covid-19, in modo da ridurre la diffusa diffidenza verso la vaccinazione. A tal proposito è noto che la vaccinazione riduce anche l’incidenza del Long Covid del 50%, un motivo in più per vaccinarsi senza indugio!

Ricordiamo inoltre che la vaccinazione anti-Covid-19 è sicura ed efficace. In particolare se si effettua il ciclo vaccinale completo, essa protegge nell’88% dei casi dall’infezione, nel 94% dal ricovero in ospedale, nel 97% dal ricovero in terapia intensiva e nel 96% dal rischio di morte legato alla malattia.


Si ringrazia per l’impegno e la collaborazione sia in ambulatorio che per la raccolta dei dati in particolare la dottoressa Kontogiannis Dimitra, e il dottor Uderzo. Per la collaborazione e dedizione in ambulatorio le dottoresse Elona Rama, Marcon, Beuzer, Vasselli ed il dottor Cino e tutti il Dipartimento di Prevenzione.

Si ringraziano inoltre i vari specialisti (neurologi, cardiologi, otorinolaringoiatra, reumatologi, psicologi, fisioterapisti) che ci hanno supportato, in particolare il Servizio di Pneumologia territoriale gestito dal Dott. Trevisan che con il suo staff continua a seguire con professionalità e passione l’ambulatorio post-Covid.

*Dr.ssa Romina Valentinotti, Medico infettivologo
Dipartimento di Prevenzione di Trieste

[Articolo contenuto in Rene&Salute Anno XXXVI – Dicembre 2021 – n. 3/4, pp. 6-8]